Torna ad essere molto forte la pressione sulla Gran Bretagna e sulla sterlina. I dati sulla seconda lettura del PIL del Regno Unito, resi noti questa mattina, hanno evidenziato un ulteriore rallentamento dell’economia britannica. La valutazione preliminare del PIL del primo trimestre peraltro era già stata deludente. Adesso la revisione lo è stata ancora di più. Il PIL britannico infatti su base annuale ha registrato una crescita del 2%, ovvero una misura inferiore rispetto al +2,1% stimato nella prima lettura, che poi era anche il valore atteso dagli analisti.
Se i dati vengono confrontati con quelli precedenti, allora il PIL è salito dello 0,2%. Anche in questo caso siamo sotto la misura preliminare che era dello 0,3% (come il consensus). Nell’ultimo trimestre del 2016, il PIL aveva registrato una crescita pari allo 0,7% rispetto al trimestre precedente. Il tasso di espansione tendenziale era dell’1,9%.
L’effetto dei dati sulla sterlina
A seguito di questi dati, s’è avuta una nuova pressione ribassista sulla sterlina. Sulla nostra piattaforma Forex (per sapere qual è il miglior broker forex bisogna sempre fare un’indagine accurata), il pound si deprezza notevolmente. Al momento infatti la moneta britannica scende a 1,2975 dollari. Rispetto all’euro invece segna un calo a 0,86645.
Va detto che in questo avvio di settimana, il cambio euro sterlina aveva già manifestato una forte tendenza al rialzo. Questo aveva consentito buoni profitti “virtuali” a chi sfrutta opzioni binarie conto demo senza deposito e profitti reali a chi fa trading con soldi veri. La quotazione – dopo aver colmato un gap che si era formato inizialmente – è tornata a salire arrivando a toccare i livelli massimi da 8 settimane.
A spingere il cross era stato il discorso della cancelliera tedesca Angela Merkel, secondo la quale la valuta europea è “troppo debole” a causa della politica monetaria ultra-espansiva della Banca Centrale Europea (BCE). Pesa inoltre la questione Brexit, a seguito dei toni accesi mostrati dalla premier britannica Theresa May e dal segretario David Davis nell’ambito dei negoziati con l’Unione Europea.