I rischi sui titoli di Stato
Sul sentiment degli investitori pesa l’idea che possa esserci un forte rialzo dell’inflazione, che potrebbe spingere la Federal Reserve ad andare oltre i tre rialzi dei tassi inizialmente previsti. (dopo quello già deciso lo scorso marzo). Se è vero che il rendimento dei titoli di Stato al 3% in realtà ha un valore puramente psicologico, la sua eventuale rottura al rialzo potrebbe essere un grosso problema per i tori i Wall Street. La tensione sui decennali porterà delle conseguenze ai costi per i mutui casa (ritocco verso l’alto) così come sui prestiti personali e alle imprese. Non un buon segnale per la Borsa.
C’è poi un altro aspetto che va evidenziato, ovvero l’appiattimento della curva dei rendimenti tra i titoli a 10 anni e quelli biennali, che dopo un decennio sono arrivati verso il 2,5%. Lo spread è così ridotto che non si può non pensare che ogni volta che c’è stato il sorpasso, l’America è entrata poi in recessione. Insomma per la FED si prospetta un compito bello arduo. Non sarà facile completare il processo di normalizzazione, a maggior ragione tra qualche mese e dopo che sarà stato fatto il secondo ritocco.
Nel frattempo il volo del rendimento dei titoli di Stato ha messo il turbo anche al dollaro, che viaggia spedito. Chi sa l’indicatore Chaikin Money Flow come funziona noterà una spinta notevole al ribasso della coppia euro-dollaro. La parziale consolazione è che la Bce non si trova certo in una situazione più semplice. Infatti l’economia non sta marciando allo stesso ritmo di crescita di qualche tempo fa, e l’inflazione proprio non riesce a centrare il target del 2%.