Uno sguardo sull’arte di Graziano Ciacchini: intervista al pittore poeta

Dopo la mostra personale “In un niente ch’è tutto” tenutasi a Lucca, abbiamo intervistato il poeta e pittore Graziano Ciacchini, per scoprire un po’ di più sulla sua visione artistica e poetica.

D: Hai iniziato il tuo percorso nel variegato mondo della poesia: come vedi il parallelismo tra poesia e arte?

R: Come ho già avuto modo di dire, il mio punto di osservazione è quello di un pittore e di un poeta che non ha mai sperimentato circuiti importanti. Il primo parallelismo, purtroppo negativo, che appare nitido, almeno al mio livello, è quello di un mondo semi sommerso dove per gli addetti ai lavori, spesso improvvisati, le priorità sono quelle di proporre iniziative a pagamento, per lo più fini a se stesse. Conservo decine di lettere di pseudo editori che avendo scoperto in me il nuovo D’Annunzio, mi proponevano pubblicazioni a pagamento, senza nessuna forma di promozione, senza nessuna forma di distribuzione. Nel campo della pittura, la musica non cambia. Il parallelismo che più mi piace raccontare, è invece quello legato al grande fermento che c’è, specialmente tra i giovani, aiutati spesso da spazi che magari non avranno i crismi della galleria o del circolo letterario, ma che permettono di esporre o di esprimersi. Poesia, pittura, l’arte in generale sono cosa viva ed in salute.

D: Quanto ha influito nel percorso pittorico l’essere anche poeta;

R: Nel mio caso la pittura e la poesia sono due manifestazioni diverse dello stessa ispirazione, dello stesso pensiero, della stessa istanza di dover comunicare quello che ho dentro, per riuscire, se non altro, a placare domande altrimenti prive di risposta. Molte delle tele potrebbero essere raccontate in versi e viceversa. È solo una questione di diversa espressione formale. Ho in cantiere un progetto di contaminazione in tal senso, un progetto che unisca versi ed immagini.

D: Se dovessi definire la tua vena poetica, come ti valuti e come valuti in generale il comparto poetico attuale?

R: Ho pensato un attimo se inserire i miei versi dentro qualche schema, magari facendo riferimento, indegnamente, a grandi poeti. In realtà mi sento un randagio dei pensieri, pensieri che spesso manifestano mondi possibili o mondi reali, pensieri che aiutano a liberarsi, ad aprire varchi nei quali sia possibile scorgere l’essenza od almeno illudersi di farlo. Quanto al momento attuale, credo che la poesia sia un po’ come il cinema italiano. La si dà per morta da decenni mentre in realtà, secondo me, vive e gode di buona salute. Le librerie continuano a proporla, segno di un mercato che sicuramente non di massa, continua comunque ad esistere. Si parla e si fa poesia in molte sedi, si moltiplicano le contaminazioni con altre forme d’espressione artistica, Il tanto bistrattato web ed i tanto bistrattati social hanno fatto incontrare persone le quali, sia come fruitori che come scrittori, vivacchiavano solitari e questo ha fatto nascere molte iniziative: incontri, dibattiti, reading ed anche riviste letterarie. In sintesi dire che (per fortuna) le cose belle non muoiono mai!

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