Il driver per le banche centrali
Prendiamo la Federal Reserve. Il direttorio della banca americana si riunirà in settimana e con ogni probabilità aumenterà ancora il costo del denaro di 75 punti base. I mercati ne sono così convinti, che il dollaro ha ripreso a correre sul mercato valutario.
L’Index del biglietto verde è salito di nuovo oltre quota 110, mentre il cambio Eur-Usd è scivolato ben al di sotto della parità. Inoltre ci sono pattern di continuazione trading.
Cambia l’inflazione, cambiano le mosse
La corsa del biglietto verde si sta concretizzando soprattutto rispetto ad alcune valute, come lo yen giapponese e il franco svizzero. Due Paesi dove le banche centrali stanno avendo un approccio ancora molto accomodante.
Lo yen giapponese è sui minimi degli ultimi 24 anni rispetto al dollaro, perché la Boj tiene i tassi fermi al -0,1%, dove sono stati collocati a febbraio del 2016. Ormai sei anni e mezzo fa. Nel Paese l’inflazione ha avuto un balzo dall’1,2% al 2,5%, qualcosa che non è affatto paragonabile alla situazione in Europa e negli Stati Uniti, pur rappresentano il massimo dal 2015.
Annotazione: lo Yen giapponese può essere studiato analiticamente anche grazie alle candele heikin ashi grafico, che se usato bene è molto efficace.
La situazione in Svizzera
Tra le diverse banche centrali mondiali, spicca anche la divergenza tra FED e Banca svizzera. Malgrado il rialzo dei tassi di 50 punti base, il costo del denaro è ancora in territorio negativo di 0,25%. Anche in questo caso l’inflazione del Paese è molto più bassa di quella di altre nazioni europee, anche se nettamente al di sopra degli standard del Paese.