Alluminio, scenario sulla commodity
La Cina ha deciso di ridurre la produzione di questa commodity, per contrastare l’inquinamento e raggiungere gli obiettivi climatici.
Bisogna infatti ricordare che l’estrazione, la raffinazione e la trasformazione dell’alluminio hanno un impatto ecologico. Si calcola infatti che il comparto industriale della produzione dell’alluminio rilasci ogni anno nell’atmosfera oltre un miliardo di tonnellate di CO2 – circa il 2% delle emissioni totali. Questo perché il 90% circa della trasformazione dell’alluminio nel paese del dragone, è legata alle centrali a carbone.
La decisione delle autorità cinesi
I produttori di alluminio nella provincia dello Yunnan hanno ricevuto un avviso dalle autorità locali per limitare il loro consumo di energia. Per questo la fonderia di alluminio Yunnan Shenho è destinata a mancare il suo obiettivo di produzione 2021 a causa dell’interruzione di corrente.
E mentre la Cina taglia, il consumo globale di questa commodity aumenta. Finora quest’anno la richiesta di alluminio è salita dell’8%, e secondo gli analisti la domanda è destinata a continuare a crescere grazie agli investimenti sul cambiamento climatico.
Ulteriore fattore rialzista, è la decisione dell’amministrazione delle riserve statali cinesi di vendere 90.000 tonnellate di alluminio, meno del previsto del mercato.
La Cina aveva venduto 50.000 tonnellate di alluminio il 5 luglio.
Annotazione operativa: uno dei modi per negoziare le commodity è adottare lo swing trading (cos è).
La reazione del mercato
Sul mercato si sentono gli effetti, e chi adotta una strategia giornaliera trading se n’è reso conto.
I prezzi dell’alluminio di Shanghai sono aumentati sfiorando il massimo da 11 anni. Il contratto più scambiato sullo Shanghai Futures Exchange ha chiuso a 20.085 yuan (3.108,94 dollari) a tonnellata, vicino al massimo di gennaio 2010. L’alluminio a tre mesi sul London Metal Exchange è aumentato a $ 2.605,50 a tonnellata, il massimo da aprile 2018.