Il postmoderno nel saggio pubblicato da Federico Motta Editore
Citando il filosofo Jean-Francois Lyotard, Gaetano Chiurazzi tratta la corrente filosofica del postmoderno nel saggio edito da Federico Motta Editore. Il postmoderno abbraccia non solo il mondo dell’arte e dell’architettura, ma anche quello della filosofia e della letteratura: tale termine designa la condizione antropologica e culturale affermatasi nel periodo successivo alla crisi e definito dall’epilogo della modernità nelle società del capitalismo. Il filosofo francese introdusse il concetto di postmoderno nel dibattito filosofico e culturale nel 1979 con la pubblicazione dell’opera “La condition postmoderne”. L’autore, esaminando le conseguenze provocate dai nuovi mezzi informatici sul sapere, affronta il tema del postmoderno: “L’oggetto di questo studio è la condizione del sapere nelle società più sviluppate. Abbiamo deciso di chiamarla postmoderna. La definizione è corrente nella letteratura sociologica e critica del continente americano. Essa designa lo stato della cultura dopo le trasformazioni subite dalle regole dei giochi della scienza, della letteratura e delle arti a partire dalla fine del XIX secolo. Tali trasformazioni saranno messe qui in relazione con la crisi delle narrazioni”.
Federico Motta Editore: Umberto Eco, il simbolo del postmoderno italiano
A livello nazionale, invece, la nascita della corrente letteraria postmoderna risale indicativamente tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta. Figura chiave di numerose opere edite da Federico Motta Editore, Umberto Eco – scrittore, filosofo, semiologo – rappresenta una delle più grandi personalità italiane legate alla letteratura postmoderna. Una delle sue opere più importanti è senza dubbio “Il nome della rosa” (1980) caratterizzata dalla contaminazione di generi diversi, come accade spesso nelle opere considerate postmoderne: nel capitolo “Il Postmoderno, l’ironia, il piacevole”, Umberto Eco afferma che il “post-moderno è un termine buono à tout faire” e che “ogni epoca ha il proprio post-moderno” in quanto “il passato ci condiziona, ci sta addosso, ci ricatta”. Il nuovo movimento promuove dunque la sfaccettatura e la molteplicità della realtà, mettendo in discussione i grandi sistemi filosofici e i valori dell’età moderna.