Un dato che non fa che confermare una stabilizzazione del mercato negli ultimi sei anni (dal 2014 al 2019), con una media di 18.400 unità vendute. Unica eccezione è il 2017, anno caratterizzato dall’immatricolazione forzata di stock di trattrici in giacenza in virtù della nuova norma comunitaria sulle omologazioni. Seppur con il segno più, i dati dimostrano che c’è ancora tanto da fare dal punto di vista dell’innovazione meccanica in campo agricolo rispetto ai più importanti paesi europei.
Nonostante gli incentivi a disposizione per l’acquisto di nuovi mezzi, come ad esempio i bandi Isi, si registra ancora oggi un inadeguato e scarso impiego delle risorse nazionali e comunitarie per via di tempistiche non omogenee dei bandi da parte degli enti locali, che causa rapidi incrementi di immatricolazioni e fasi successive di stallo delle domande.
Altrettanto influente è il fattore redditività, ovvero la capacità di effettuare investimenti. Nel 2019, i redditi agricoli sono in calo del 2,6%, in virtù del calo della produzione agricola (-1,3%) e del valore aggiunto lordo ai prezzi di base (-2,7%).
La combinazione di questi due fattori ha prodotto un solo risultato: il boom dell’usato. Le vendite di macchine agricole usate nello scorso anno, infatti, ammontano a 39.800 unità, praticamente più del doppio di quelle nuove. Tradotto in percentuale, questo significa che se il mercato del nuovo ha segnato un +0,7% rispetto al 2018, quello dell’usato è cresciuto del 5,3%. Ancora più evidente e la differenza se consideriamo il periodo 2014-2019: se le macchine nuove sono cresciute del 2,2%, quelle usate hanno registrato un +60,7%.