Il saturimetro, un prezioso ausilio non invasivo per il monitoraggio medico

Un saturimetro

È cosa risaputa che l’ossigeno sia un gas fondamentale per la nostra esistenza, e che esso venga trasportato nel nostro corpo dall’emoglobina, una proteina che ha il potere di legarlo a sé e di rilasciarlo quando necessario.

Si possono quindi incontrare due tipologie diverse di emoglobina: quella legata all’ossigeno e quella in forma libera, il cui rapporto fornisce un valore importante per monitorare le condizioni di un paziente e accertarsi che gli scambi gassosi nel suo corpo avvengano correttamente: la saturazione (SpO2).

Questo parametro viene determinato mediante appositi strumenti, conosciuti con il termine saturimetri, che hanno la capacità di “leggere” le diverse risposte dell’emoglobina legata e libera a due tipi di radiazione (rossa e infrarossa).

Nello specifico, mentre l’emoglobina abbinata all’ossigeno assorbe bene la radiazione IR (850-1000 nm) lasciando passare quella rossa, l’emoglobina in forma libera assorbe prevalentemente la radiazione rossa (tra i 600 e i 750 nm) senza ostacolare particolarmente il passaggio della IR. I saturimetri, misurando quali e quante frazioni della lunghezza d’onda riescono a passare, consentono di stimare con buona precisione la saturazione.

Per farlo, operativamente, ogni moderno saturimetro è dotato di un sensore a clip che emette e riceve le lunghezze d’onda del rosso e dell’infrarosso: semplicemente agganciata a un dito o a un lobo auricolare, questa sonda esegue rapidamente le misurazioni a fronte di un’invasività pari a zero.

 

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