Le teste di porta Nolana

Porta Nolana è una delle più antiche porte d’ingresso della città di Napoli. Situata nei pressi di piazza Garibaldi. La porta quattrocentesca ha ancora oggi conservato un arco a tutto sesto in marmo incastonato tra le due torri, la torre della Fede, detta anche “Cara Fè” e Torre della Speranza. Sull’arco della porta riusciamo ad ammirare uno dei rari esempi di arte rinascimentale in città, un bassorilievo marmoreo che raffigura il re aragonese Ferrante I a cavallo a cui si aggiungono gli stemmi regali aragonesi ed angioini, la rappresentazione della città di Gerusalemme, i gigli e degli scudi sannitici.

La posizione attuale di Porta Nolana è in realtà frutto della riqualificazione della zona cha avvenne grazie ai sovrani aragonesi, in seguito all’ampliamento delle mura difensive della città. Difatti, un tempo la porta era situata in Via Forcella.

Il nome particolare di questa antichissima porta d’accesso si deve al fatto che era posizionata sulla strada che portava proprio alla città di Nola. Anticamente il varco era conosciuto anche come porta “Herculanensis” o porta “Furcillensis”, proprio perché era il portale di accesso allo storico quartiere di Forcella, che era situata accanto alla Basilica dell’Annunziata.

Ma come tutte le porte di Napoli, anche Porta Nolana, oltre a racchiudere la storia di un Regno, porta con se un alone mitico e misterico, un alone che avvolge anche questo varco, considerato uno degli antichi simboli di Neapolis.

In Cronaca di Partenope vengono descritte due figure umane di marmo posizionate nell’arco proprio da Virgilio. Nei suoi anni trascorsi a Napoli, la fama di Virgilio crebbe sempre più sino a diventare mago, santo, e protettore della città di Napoli. Virgilio fece posizionare sotto l’arco di Porta Nolana due figure in marmo, che rappresentavano un uomo ridente ed una donna piangente. Per l’uso antico di trarre auspicio dai passaggi, prese forma la leggenda che riguardava chiunque attraversasse la porta. Se qualcuno voleva ottenere una buona riuscita dell’affare che doveva condurre in città e per caso passava sotto l’immagine dell’uomo che rideva, sicuramente ne conseguiva buoni auspici; se, invece, passava dal lato della porta dove c’era la testa della donna che piangeva, allora l’esito negativo della faccenda era inevitabile.

La leggenda fa riferimento, come tutte o quasi le leggende di Napoli alle antiche simbologie che rimandano all’Oriente e all’equilibrio degli opposti. Testimonianza di una città attraversata continuamente dalle influenze dei popoli mediterranei.

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