Apple, il titolo scivola mentre è guerra tra UE e Irlanda

La vicenda della mega-imposta che la Apple dovrebbe pagare, secondo la UE, fa discutere e spacca finanche il parlamento irlandese. Intanto il titolo del colosso di Cupertino, sono diversi giorni che continua a scivolare in borsa.

apple-quotazione-plus500Lo vediamo da questo grafico sulla base dei dati di Plus500 (potete trovare recensione e opinioni su Plus500 a questo indirizzo). E’ evidente che l’andamento risenta delle possibile maxi-stangata economica. Tuttavia, un peso analogo lo hanno pure le sue possibili implicazioni sui futuri rapporti tra Apple e il mercato europeo.

Parlamento irlandese diviso sul caso Apple

Oltre che l’interesse degli investitori, però, la vicenda Apple fa ovviamente discutere parecchio in Irlanda. Cioè il paese stesso che dovrebbe incassare parecchi soldi dal gigante di Cupertino. Che poi è al tempo stesso anche quello che ha firmato l’accordo che gli ha consentito la violazione.

La divisione nasce tra chi vuole rispettare le regole della UE, e quelli che invece vogliono evitare che la maxi-imposta possa far scappare Apple e i suoi grossi investimenti nel paese.

Al momento, il governo conta sull’appoggio del principale partito di opposizione all’annunciato appello contro il pronunciamento dell’Unione Europea. La leader Micheál Martin, ha infatti detto che “il mancato appello metterebbe a repentaglio impiego e finanziamento dei servizi pubblici”. Questione di soldi. Punto e basta. I principi non contano nulla.

Il Ministro delle finanze di Dublino, intanto sostiene che «Apple ha pagato tutte le tasse dovute”. Per questo motivo il paese è pronto a difendere il proprio sistema fiscale.

Ma da Bruxelles insistono nel portare avanti la loro tesi. Secondo la UE l’accordo ad hoc firmato con Apple rappresenta in realtà un aiuto di Stato. Da qui la conseguenza che l’azienda di Cupertino deve rimborsare a Dublino “benefici fiscali” per 13 miliardi di euro. Va infatti sottolineato che mentre l’imposizione alle aziende “normali” è del 12,5%, il colosso americano ha potuto pagare un’aliquota inferiore all’1%.

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