Tuttavia, questa mossa è stata inferiore alle attese. I mercati si attendevano una risposta robusta di Pechino ai tanti allarmi emersi negli ultimi giorni.
La decisione della Banca centrale
La Banca popolare della Cina ha infatti sforbiciato il il Loan prime rate (Lpr) a un anno di 10 punti base, portandolo al 3,45%. Il suo abbassamento ha lo scopo di incoraggiare le banche commerciali a concedere più prestiti e a tassi più vantaggiosi. Il mercato si aspettava un intervento leggermente più robusto, ossia un taglio di 15 pb.
Inoltre, a sorpresa, la banca centrale ha lasciato invariato al 4,2% il tasso a 5 anni, che è quello di riferimento per i mutui immobiliari. Gli analisti, quelli abituati a fare trading con i volumi più grossi, attendevano un taglio che di questo tasso, sempre per almeno 15 punti base.
Già di recente la Cina aveva limato il tasso di Mlf (riferimento dei prestiti a medio termine) a un anno e quello di riacquisto inverso (repo) a 7 giorni, e nei giorni scorsi le autorità cinesi avevano sottolineato la necessità di fornire “sostegno finanziario” all’economia.
La reazione del mercato
Va detto che il margine d’azione della PBoC è limitato dalla pressione al ribasso sullo yuan, che rischia di innescare vendite sulla valuta cinese e fughe di capitali. La mossa aveva proprio lo scopo di trovare un equilibrio tra aiutare l’economia cinese incerta e arginare un’ulteriore debolezza della valuta nazionale.
Ma non c’è riuscita. Infatti il paracadute della banca centrale non ha impedito al dollaro di schizzare oltre 7,3 sullo yuan, ai massimi da fine 2007 (fonte dati Pocket Option link). Inoltre i listini di Borsa di Hong Kong (-1,24%) e Shanghai (-0,38%) hanno perso ulteriore terreno. E questa incertezza si sta trasmettendo anche ai mercati europei e Usa in avvio di settimana.