Banche centrali, la guerra potrebbe imporre un cambio di marcia sui tassi

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La guerra innescata dalla Russia in Ucraina, benché combattuta a livello locale, sta avendo un impatto planetario. La guerra aggiunge significativi rischi economici per la regione e il mondo.
Nel quadro generale vanno messe anche le conseguenze sulle mosse delle banche centrali, che ormai erano avviate verso un ciclo di strette monetarie.

L’impatto della guerra sulle banche centrali

valute fedSecondo i trader, il nuovo scenario bellico porrà un freno alle banche centrali. Soprattutto perché il conto è salato per tutti, dalla Russia alla Cina, ma anche per l’occidente. I costi di questo tragico evento colpiranno tutti.

Annotazione: chi investe potrebbe trovare molto interessante approfondire il tema copytrading trading opinioni.

Lo scenario attorno alla FED

Fino a pochi giorni fa gli investitori erano convinti che la Fed avrebbe aumentato i tassi di interesse di 50 punti base nel prossimo meeting di marzo. Ma adesso un aumento di soli 25 punti base è uno scenario valutato al 91%. Significa che i tassi nominali saliranno, anche se morderanno meno. Cose che interessano molto chi adotta tecniche di scalping 5 minuti.

Le aspettative del mercato rispetto al numero di rialzi dei tassi da qui a fine anno sono scese da 175 a 160 punti base. Ovvero, sei ritocchi. Inoltre talei aspettative caleranno ulteriormente,  mano a mano che il conflitto perdurerà.

Tuttavia Christopher Waller, membro del Board of Governors della più importante delle banche centrali mondiali, non se la sente ancora di escludere un aumento dei tassi di 50 punti base a metà marzo. Soprattutto se i dati in arrivo su inflazione e lavoro mostreranno che l’economia si stia surriscaldando.

L’Eurozona e la BCE

Sul fronte Europeo, la tedesca Isabel Schnabel ipotizza un rinvio della fine del Qe. Ha infatti spiegato che l’incertezza legata all’invasione russa richiede un approccio graduale e basato sui dati economici.
Anche il “falco” Holzmann, governatore della Banca centrale austriaca e componente del consiglio direttivo della Bce, ha ipotizzato in un’intervista a Bloomberg che Francoforte potrebbe rallentare il suo programma di fine degli stimoli all’economia.
Le banche centrali non cambieranno radicalmente il programma di normalizzazione che avevano in mente e si limiteranno a essere più caute, chiudendo un occhio e mezzo sull’inflazione.

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