La maledizione d’amore è inoltre sia una antifrasi che un ossimoro in termini, che trova i suoi precursori poetici in Ovidio con i suoi “Rimedi contro l’amore”, passando per il catulliano “Odi et Amo”, ma anche per i più recenti componimenti di Alda Merini come quelli della raccolta “Maledizioni d’amore” ; dunque la canzone di Erika Giannusa si inscrive nel genere poetico dell’invettiva amorosa, che per questo però non vuole relegare tutto l’amore a futile o dannoso ma ne racconta una particella tra le più insidiose, quella appunto dell’impossibilità. Il brano ha un forte sapore spagnoleggiante, arabo e mediterraneo al tempo stesso, però vengono introdotte sonorità trap nell’uso dall’ hi -hat e dalla cassa. C’ è quindi una volontà di collegarsi alle proprie origini e di attualizzarle alle sonorità più recenti. Il pianoforte, interamente arrangiato e registrato dall’autrice, è di matrice classica e parte da una idea di Habanera. L’arrangiamento nel suo complesso è stato curato dallo studio Mix-online di Biella così come il mix ed il master del brano.