Daniel Mannini racconta il suo rapporto con la musica traslata nella dimensione pittorica

Arte e musica sono due linguaggi universali straordinari, che si sviluppano su canali ricettivi e percettivi molto articolati e sfaccettati. Spesso si genera una positiva alchimia di accorpamento e spesso gli artisti hanno grande ispirazione anche tramite e attraverso il contributo della musica. Arte e musica conservano e custodiscono una parte primaria fondamentale della nostra sfera comunicativa e riescono a entrare e penetrare a fondo anche nella sfera più intima e recondita, comunicando con il nostro inconscio e il nostro ego introspettivo. Arte e musica racchiudono emozioni e sentimenti, che le parole talvolta di per sé non riescono ad esprimere e a palesare in modo conclamato. Arte e musica sono anche strumenti di valenza sociale e collettiva, fanno da collante di aggregazione comunitaria e sono trasversali a qualunque differenza culturale e sociale. Ecco, perché ho improntato un’intervista al talentuoso pittore Daniel Mannini per dare voce a questa componente di accostamento tra vocazione e ispirazione artistica e ascolto musicale. Ritengo, che sia utile e funzionale per Daniel avere anche questo ulteriore parametro valutativo di riflessione su cui poter esternare il proprio libero pensiero e offrire nuovi utili e funzionali appigli di scandaglio analitico anche al fruitore-spettatore. Daniel ha strutturato con la massima dovizia certosina il suo lavoro creativo, che è sempre frutto di un mix perfetto di ingredienti. È possibile accostarsi in modo approfondito al suo operato pittorico visitando il suo sito web personale www.danielmanniniart.it che viene gestito con impeccabile maestria.

D: Arte e musica: un rapporto speciale quasi magico senza tempo e fuori dal tempo. Ti capita di ascoltare musica quando dipingi o di sentirti ispirato da una particolare musica? Quale prediligi e perché?
R: Questa è una domanda interessante, perché permette di spiegare come lavoro a un dipinto e da dove traggo l’ispirazione. Prima di tutto la musica è un elemento fondamentale durante la mia esecuzione pittorica, in quanto trasmette delle vibrazioni e delle idee che magari non avevo fino a un preciso momento, portando una inevitabile metamorfosi del dipinto anche quando esso parte da una bozza di base che si sviluppa in corso d’opera. Il genere musicale che prediligo come un credo è quello del rap/hip hop, sia per un discorso di gioco di parole e di ritmo, sia per quello che rappresenta ovvero un riscatto sociale personale e di integrazione. Molto dipende comunque dall’umore della giornata: posso passare dal genere elettronico alla musica classica o black. Quest’ultima la ascolto soprattutto durante la fase finale dove vengono ritoccate delle parti del dipinto per portarlo alla sua conclusione.

D: Se dovessi metaforicamente e simbolicamente paragonare la tua produzione pittorica a uno strumento musicale quale sceglieresti e perché?
R: Se devo paragonare la mia produzione pittorica a uno strumento musicale scelgo il pianoforte, uno strumento affascinante che non ho mai avuto occasione di imparare a suonare, ma che mi ha sempre colpito, soprattutto per i passaggi che può fare dalla dolcezza fino a un suono più duro, e quello che contiene nel mezzo sono le molteplici sfumature che riesce a creare con i singoli tasti, un po’ come nella pittura. Quello che ammiro di questo strumento è la sensibilità che sfiora l’anima e nel chiudere gli occhi è possibile fuggire da tutto ed entrare in un immaginario nuovo e personale. Quando capita di ascoltare questo strumento durante la mia elaborazione creativa, il flusso della composizione ha una sua influenza nel mio approccio nell’esecuzione pittorica. Queste molteplici sfaccettature è possibile trovarle anche nella mia produzione, dove la sperimentazione a ogni singolo dipinto ha una sua melodia.

D: Quale tra i grandi maestri eccelsi della storia dell’arte a tuo parere ha meglio incarnato e impersonato l’unione di legame potente tra arte e musica e perché?
R: Senza ombra di dubbio il grande maestro che ha ben unito l’arte, in questo caso la pittura, con la musica è la figura di Kandinsky. L’ammirazione per questo artista è nella sua innata sensibilità nel tradurre i colori al suono della musica. Nel mio caso è soltanto un mezzo per poter creare un ambiente, per creare una bolla che mi distacchi dalla realtà che mi circonda; alcune melodie posso portarmi a degli input per dipingere, mentre per lui è proprio un trasferimento della visione di quello che sente in una composizione cromatica astratta. Questo è possibile notarlo anche grazie a un grande gusto estetico nell’armonia, che riusciva a trasmettere nelle sue forme concettuali. Osservare una sua opera è come entrare in una dimensione unica e si percepisce questo tipo di sensazione.

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