Quando si opera sullo Iex, infatti, ci sono degli ostacoli che rallentano il segnale fino a 350 milionesimi di secondo. Questo impedisce di svolgere operazioni di trading ad alta frequenza. Questo infinitesimo scarto temporale, infatti, consentiva agli high frequency trader di essere sempre un passo avanti ai trader ordinari.
Il cammino dello IEX
La SEC (Securities and Exchange Commission), ovvero l’autorità statunitense di vigilanza dei mercati finanziari, ha approvato nello scorso mese di giugno l’apertura dello IEX. 
Si tratta della prima Borsa che impiega tecniche specificamente progettate per contrastare il trading ad alta frequenza.
Arrivare alla fine di questo percorso, però, non è stato affatto semplice. Ci sono stati infatti molti dibattiti, anche aspri, su blog e quotidiani (anche il New York Times). Anche durante le riunioni delle commissioni SEC il clima non è stato dei più sereni.
Va detto che IEX non è una novità assoluta. Infatti già nel 2013 ha iniziato ad operare come una Borsa privata, e venne indicata con il nome “bark pool (pozzo buio)”. C’è voluto anche un breve periodo di prova per convincere la SEC. E’ stato necessario per dimostrare che questo approccio potesse funzionare. Adesso che lo IEX agirà come Borsa pubblica, bisogna capire che impatto avrà sugli altri mercati.
Attualmente sono solamente due le azioni che possono essere negoziate sullo Iex, ovvero Vonage e Windstream. Il che può sembrare una bazzecola rispetto, ad esempio, al numero di possibili asset che offrono le migliori piattaforme di trading.
Tuttavia nel corso dei giorni e delle settimana ne verranno aggiunte altre ancora. Tra quelle che sono in attesa ci sono Vale, VirnetX, Viavi, VimpelCom, Valley National Bancorp, Xoma e Ziopharm. Si prevede che Iex entrerà a pieno regime a settembre. Ad ogni modo il numero di titoli scambiabili su Iex resterà limitato rispetto ad una piazza finanziaria tradizionale.