I primi sei mesi di quest’anno hanno segnato un aumento del numero delle compravendite, in particolare al Nord e in misura più lieve al Centro Italia, a dimostrazione di come il mattone rimanga il bene rifugio principale per le famiglie italiane. Le ragioni per cui questo avviene sono facilmente intuibili. Anzitutto, l’instabilità del quadro economico internazionale, segnato dalla continua guerra dei dazi Usa-Cina, e di quello nostrano, le cui previsioni parlano di una limitata crescita del Pil dello 0,1% quest’anno. Non mancano poi le incertezze sulle politiche economiche dell’attuale Governo, il rendimento altalenante dei titoli di Stato e la sfiducia nei confronti delle banche e dei loro titoli finanziari: tutti fattori che hanno spinto inevitabilmente i risparmiatori a investire negli immobili.
Ma a stimolare la domanda è anche il continuo calo dei prezzi. Il report Fiaip conferma ancora una volta l’Italia come unico Paese europeo in cui si registra un calo per l’ottavo anno consecutivo. Un dato in controtendenza rispetto al resto d’Europa, dove i prezzi delle abitazioni sono in continua ascesa negli ultimi 4 anni. Nei primi sei mesi del 2019 la discesa ha segnato un range minimo che va da -1,1% a -0,6%.
Nonostante il rallentamento delle richieste dei mutui di acquisto, accompagnato da un costante ridimensionamento di surroghe e sostituzioni, nel I semestre 2019 circa il 63% delle compravendite è stato effettuato con l’intervento di un istituto di credito per la concessione di un mutuo, mediamente di circa 135 mila euro. Circa il 40% delle compravendite, trainate dai tassi sui mutui ai minimi storici, sono state effettuate per la sostituzione della prima casa, circa il 35% per l’acquisto della prima casa, circa il 20% per investimento e una quota residuale per acquisto seconda casa.
Infine, i valori di locazione, che hanno fatto registrare negli ultimi sette anni variazioni più contenute rispetto a quelle relative ai prezzi e ciò è avvenuto anche nell’ultimo semestre dell’anno, con canoni di locazione diminuiti su base annua in un range compreso tra il -1,6% dei negozi e il -0,5% delle abitazioni.
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