D: Abitando nel contesto territoriale di una città assolutamente spettacolare a livello artistico come Firenze, in quale chiesa trovi maggiore afflato di stimolo nella contemplazione delle opere d’arte a tema sacro e religioso e perché?
R: Firenze ha una grande vastità di scelta che comunque è sempre unica, ma uno dei momenti in cui ho provato una grande ammirazione è stato durante la visita della Chiesa di Santa Maria del Fiore, ovvero il Duomo di Firenze. Chi ha avuto modo di vederla dall’esterno, ha potuto ammirare la facciata con le sue innumerevoli illustrazioni scultoree, il campanile di Giotto e la cupola nella parte posteriore. Già la struttura in sé è una sacralità di monumento. Lo stupore è nato quando ho visto la decorazione interna della cupola, l’affresco del Giudizio Universale di Giorgio Vasari e Federico Zuccari, nella sua pienezza e potenza, in particolare per la presenza di tante figure e per la prevalenza del colore azzurro del cielo, che è una sorta di magnete per gli occhi e trasmette un ampiezza maggiore rispetto allo spazio. Oltre al Duomo, ogni chiesa o contesto del luogo fiorentino è ricco d’ispirazione e di contemplazione.
D: Quale è l’opera d’arte scultorea a tema sacro e religioso del genio Michelangelo che ti colpisce di più e perché?
R: In assoluto, l’opera scultorea sacra che mi ha più colpito del maestro Michelangelo è La Pietà, perché quello che continua a colpirmi tuttora è la posizione dei corpi, che trasmettono una normale naturalezza del movimento con la sua spontaneità. Credo che sia una delle sculture più importanti. Essa si avvicina molto al popolo, raggiungendo un livello equo con le persone comuni nonostante la sua sacralità per i personaggi raffigurati. La scultura è un campo artistico che ho avuto modo di testare solo come materia di studio alle superiori, ma non ha mai suscitato qualcosa in me; però apprezzo molto il lavoro dietro ad un opera realizzata con questa tecnica. Mi piace riportare queste tipo di figure all’interno di un dipinto, perché mi permette la loro riproduzione e l’opportunità di inserirle in un nuovo contesto e con una nuova forma.
D: In che modo pensi che l’arte sacra e religiosa possa essere un punto di riferimento e di richiamo positivo nelle prospettive moderne di impronta non convenzionale e tendenzialmente scevre da elementi e componenti affini e inclini alla dinamica evocativa tipica della sacralità?
R: La figura per l’arte sacra ha sicuramente una sua importanza all’interno della storia dell’arte, oltre che come simbolo sacro anche come testimonianza degli eventi e delle persone che ne hanno fatto parte. D’altro canto, prendere come riferimento un soggetto sacro e dare una propria interpretazione, può solamente creare un nuovo punto di vista e ricondurla all’opera originale. Creare un passaparola tra generazioni attraverso un nuovo linguaggio, per non dire contemporaneo. In questo non ci vedo niente di male, anzi l’idea di provare a riprodurre o rielaborare un tale soggetto credo che sia anche una prova per l’artista stesso, in cui non è importante emulare ma tirare fuori il meglio da quello che ha dentro. Una motivazione che permette di fare quel piccolo passo per avvicinarci alla risposta. Nel mio percorso non ho affrontato tematiche sacre o religiose, anche perché personalmente sono fedele in quello che creo, e anche se fossero presenti, esse non sono affini a quel contesto di fede e credenza di una religione.