L’Arte, da sempre, narra la vita e, attraverso il suo racconto, ci aiuta a comprenderla ove è possibile e ad accettarla, nel suo eclettismo e nel suo ermetismo, ove non lo è. E nello scrigno del percorso terreno di ognuno di noi, vi è anche un epilogo, quel sipario che cala e, purtroppo, può farlo nel bel mezzo dell’opera, lasciando attoniti e increduli spettatori e personaggi, partecipanti più o meno attivi di una serie di atti. Anche in questo caso, nel dolore e nel senso di sgomento e vuoto di chi resta, l’Arte, la Musica, sanno prenderci per mano, consentendoci di valicare la dimensione della logica, del razionale, di ciò che esula dal nostro controllo – o dall’idea che abbiamo di possederlo -, dall’umana inclinazione nel ricercare un senso, una spiegazione, a tutto ciò che accade, lenendo le ferite con la carezza dell’accoglimento oltre l’inesplicabile.
“L’al di là delle favole” è questo, un soffio delicato sul disordine interiore derivato da ciò che non possiamo comprendere, un kintsugi in musica, una luminosa colata d’oro tra le crepe dello spirito e le fenditure del cuore, scaturita dalla presa di consapevolezza che ciò che sfugge dall’intelligibile non si traduce in meno effettivo: una meravigliosa sequela di ricordi – e delle emozioni ad essi correlate – posata sull’energia del rock, in un sublime ed iconico contrasto tra testo e tappeto sonoro, che rappresenta lo stretto e intenso legame tra vita e morte, la loro natura che troppo spesso viene considerata in antitesi, ma che, in realtà, è fortemente interconnessa, vicendevolmente imprescindibile e, soprattutto, distante dal concetto di giusto e sbagliato.
«Lei era speciale – dichiara l’artista -. Ho fermato il tempo, raccolto i pezzi e ricostruito tutto. Per lei, per me, per noi. Sono trascorsi più di 10 anni ormai dalla sua morte; il brano è nato di getto il giorno in cui ho preso coscienza che era successo davvero, ma che non c’erano colpe, né responsabilità da attribuire. Era la vita che accadeva e noi decidevamo di viverla. Con tutti i nostri limiti e difetti. E io volevo renderle giustizia».
Un ricordo che passa dal dolore alla sua sublimazione, dalla memoria di ciò che è stato alla promessa di essere e rimanere fedeli a se stessi, liberandosi dalle catene del rancore, del livore e dell’astio verso un mondo che deve tornare a brillare, in memoria di chi, con il suo carisma, la sua grazia e la sua presenza, ha reso il nostro, intimo e personale, vivace e saturo di bellezza, degno, tra le sue mancanze e le sue imperfezioni, di essere vissuto.
Biografia.
Michele De Martiis è un artista italiano nato ad Ancona il 09 Maggio del 1975. Si forma musicalmente da autodidatta, ma sono gli incontri e i confronti personali e professionali ad aiutarlo a sviluppare uno stile di scrittura unico e fortemente riconoscibile. Dopo aver partecipato, sia come autore che come cantautore, al Festival Musicultura, scrive e compone diversi brani nei quali tratta la tematica dei sentimenti e delle relazioni umane, con uno stile originale e disincantato. Ritratti di esperienze soggettive affrontati con una musicalità diretta capace di renderli universali, grazie ad un approccio che parte sempre dalla sua voce e da un semplice riff di chitarra. Il 15 Gennaio 2021, esordisce nei digital store con il singolo “La Cartolina”, al quale seguono “Maledetta Paura”, “Il Cuore ha Memoria” e “Siamo il Seme”. L’anno successivo è dedicato alla produzione in studio e alla firma del contratto discografico con l’etichetta meneghina PaKo Music Records; periodo che si concretizza con la pubblicazione nei digital store di “L’al di là delle favole”, release dal forte impatto emotivo che rende omaggio alla vita attraverso l’accettazione prima e la sublimazione poi, del dolore per la perdita di una persona cara.