L’esito elettorale e la reazione dei mercati finanziari
Il ballottaggio ha visto uscire vincitore Erdogan con il 52,14% dei voti. Al primo turno il sultano si era fermato a un passo dalla soglia del 50%. Si sono così infrante nelle urne le speranze dell’opposizione di rovesciare il trono con il candidato Kemal Kilicdaroglu, che aveva promesso grandi cambiamenti sia sotto il profilo politico che sotto il profilo economico.
I mercati finanziari speravano in un esito chiaramente diverso, dal momento che Erdogan è il principale responsabile della grave crisi che sta attraversando la Turchia.
Le colpe di Erdogan
Il sultano turco con le sue politiche non ortodosse, fatte di tassi bassi e grande indebitamento per alimentare l’economia, ha finito per schiacciare la lira turca (si vedano i dati sui broker regolamentati Consob) sotto una svalutazione feroce, alimentando così l’inflazione che era giunta fino al 86% (negli ultimi mesi è scesa al 43,7%, circa nove volte superiore al target della banca centrale).
Erdogan ha inoltre tenuto al guinzaglio anche la Banca Centrale del paese, arrivando a licenziare i governatori che cercavano di combattere l’inflazione aumentando i tassi di interesse. Pochi giorni fa l’istituto centrale turco ha confermato il costo del denaro all’8,5%.
La lira crolla ancora
La rielezione di Erdogan ha alimentato ulteriormente la caduta della lira turca. La valuta di Istanbul è scivolata rispetto al Dollaro Americano su nuovi minimi storici, e all’orizzonte non c’è nessun indicatore inversione trend che faccia pensare una cambio di rotta. Il cambio USDTRY ha superato la soglia dei venti mentre il rendimento dei titoli di Stato a dieci anni si aggira attorno al 9%.