La scossa al mercato del petrolio
La notizia di questo taglio a sorpresa del cartello dei produttori è giunta come un fulmine a ciel sereno, viste le ultime affermazioni che riguardavano l’intento di mantenere stabile la produzione.
L’Arabia Saudita taglierà il proprio output di mezzo milione di barili. Il resto dei tagli sarà distribuito tra gli altri paesi aderenti all’Organizzazione.
Gli Emirati Arabi Uniti ridurranno la loro produzione di 144mila barili, il Kuwait di 128mila. L’Iraq farà una sforbiciata di 211 mila barili, il Kazakistan di 78mila, l’Algeria di 48 mila barili al giorno e l’Oman di 40 mila barili. Discorso a parte male per la Russia, che già aveva comunicato un taglio di 500 mila barili al giorno da marzo a giugno, che lo prolungherà per tutto il 2023.
Conseguenze sulle quotazioni
Il consumo globale di greggio è di circa 100 milioni di barili al giorno, la mossa dell’Opec+ ha lo scopo di ridurre l’offerta per sostenere le quotazioni. E indubbiamente questa mossa scuote il mercato del petrolio e spinge verso l’alto le quotazioni. Brent e WTI, che questa mattina sono in rialzo di diversi punti percentuale: se state negoziando tramite i Plus500 spread siamo su 84 e 80 dollari rispettivamente.
Marzo, il calo dei prezzi e i rumors…
Durante il mese di marzo il prezzo del greggio ha subito una forte discesa, a causa delle turbolenze bancarie che hanno innescato la paura di una recessione economica, che si tradurrebbe una minore domanda di petrolio.
I futures avevano toccato il minimo da 15 mesi, vicino ai 70 dollari, con il Demarker indicator che mandava segnali poco incoraggianti. La discesa dei prezzi aveva fatto ipotizzare una mossa dell’Arabia Saudita. Ma in seguito questi timori sembravano essere rientrati visto che il prezzo del petrolio ha avuto un recupero nei primi giorni di aprile, tornando a quasi 80 dollari al barile.
E invece è arrivata la doccia gelata nella prima domenica di aprile.