Prezzi in rialzo e guerra, l’Ue taglia le stime sul PIL Eurozona

inflazione

Proprio quando ci si aspettava un nuovo slancio economico, lo scoppio della guerra in Ucraina ha nuovamente oscurato le prospettive per l’economia Europea. Ha infatti compromesso le catene di approvvigionamento e spinto verso l’alto i prezzi. In questo modo avvicina il vecchio continente ad una nuova recessione.

La guerra e i prezzi

inflazioneQuesto è il sunto delle nuove stime economiche per l’Eurozona presentata da Bruxelles.
Prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina, a febbraio scorso la Commissione Europea prevedeva per il vecchio continente una crescita annua del 4%. A distanza di 3 mesi il dato si riduce al 2,7% (per il 2023 scende al 2,3%, dal 2,7% previsto in precedenza). Nel 2021 il Pil era cresciuto del 6,6%, e da allora si sono visti solo segnali degli indicatori di inversione trend.

Il motivo sono le conseguenze della invasione russa in Ucraina e le ripercussioni delle sanzioni imposte a Mosca. Nei documenti presentati da Bruxelles si legge che la Eurozona è stata la regione più colpita degli effetti del conflitto, per via della sua dipendenza energetica dalla Russia e per una questione di coinvolgimento geografico.

Inflazione

La conseguenza principale è stata lo schizzare verso l’alto dell’inflazione, trainata dai prezzi dell’energia. Prima di febbraio era al 3,5% adesso gli dato è schizzato al 6,1%. Nel 2023 si prevede un’attenuazione al 2,7%.
Questo scenario non solo fa temere la recessione, ma rende concreta anche l’ipotesi di stagflazione, ossia quella situazione in cui ad una inflazione in rialzo si accompagna la crescita zero.

Consiglio operativo: se negoziate l’euro sul mercato valutario, vi suggeriamo di studiare l’indicatore chaikin money flow come funziona.

Lo scenario per l’Italia

Tra i paesi che più potrebbero risentire di questo scossone c’è proprio l’Italia. Il prodotto interno lordo del nostro paese era visto per l’intero 2022 al 4,1%, adesso dovrebbe scendere al 2,4% nel 2022 (e rallentare ancora all’1,9% nel 2023, rispetto al 2,3% previsto a febbraio).
L’inflazione italiana in aprile è stata del 6,2% (2,9% al netto dei beni energetici) e lo stesso governo nel Def ha dovuto tagliare le previsioni di crescita del Pil per il 2022 dal 4,7% della Nadef dello scorso ottobre al 3%. Ma il timore è che anche questo dato presto risulti troppo ottimistico.

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