Pubblicità, i grandi big scappano dai social network per via delle fake news

scegliere social per aziende

La pubblicità è l’anima del commercio, e se cominciano a toglierti quella sono dolori. Ne sanno qualcosa i social media, a cominciare da Facebook, che sul finire della scorsa settimana sono stati colpiti pesantemente proprio su questo tema.

Le aziende di pubblicità voltano le spalle ai social media

Molte aziende che investono fiumi di denaro nella pubblicità, hanno deciso infatti di voltare le spalle ai maggiori social network. Cominciando appunto da quello di Zuckerbrg. Il fatto è che sta montando una forte indignazione contro la cultura razzista che viene alimentata dalle fake news che circolano sui social. Un fume di notizie false che è straripato dopo l’uccisione di George Floyd. I social media e in particolare Facebook, sono accusati di non far abbastanza per arginare il fenomeno delle fake news. Perché la disinformazione, proprio come il Covid19, si diffonde tra le persone. Da qui la decisione di prendere posizione con forza.

Centinaia di aziende in fuga

I colossi aziendali – quelli che investono tantissimo in pubblicità sui social – hanno deciso di colpire i budget dei social. A tagliare gli investimenti pubblicitari sono grandi gruppi, che tagliano in modo trasversale tutti i settori merceologici. Si va da Coca Cola fino alla Honda, passando per Levi Strauss e Verizon. In totale fino a oggi sono circa un centinaio le grandi aziende che hanno deciso di tagliare in modo drastico la pubblicità social.

Info operativa: sui mercati azionari si possono negoziare oltre che titoli anche opzioni vanilla, broker disponibili in tal senso ce ne sono.

Le ripercussioni in Borsa

Si tratta di una cosa non da poco per Facebook e compagnia, visto che per loro i ricavi da advertising rappresentano la quasi totalità delle loro entrate. Ben si comprende allora perché venerdì scorso Facebook ha chiuso a Wall Strret con un calo superiore all’8,3% dopo aver stampato un piercing line pattern ribassista. In una sola seduta la capitalizzazione andata in fumo è stata pari a 7,2 miliardi. Malissimo anche Twitter: -7,4% delle quotazioni. Il crollo di immagine subito dal social network fondato da Zuckerberg potrebbe avere conseguenze, anche economiche, di lungo periodo.

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