D: Qual è il tuo pensiero in merito a questa figura di maestro geniale?
R: Questa è una figura che sento vicina a livello di personalità emotiva per la sua continua ricerca interiore e riguardo alle complessità della vita. Il non dare una risposta alle domande, ma trasporle all’interno della passione che ci accompagna, in questo caso scrittura e pittura. Proiettare una visione propria del mondo senza avere l’illusione di un qualcosa, ma basandosi sulla realtà circostante. Lo stato d’animo di impotenza, che si prova nei confronti del mondo in una determinata situazione, possiamo averlo provato tutti. Ciò che ci differenzia è la nostra forza di volontà nel voler tentare di migliorare le cose, elevarle alla loro importanza e affrontarle. La grande ammirazione per questo scrittore viene dal suo portare tematiche importanti e dare una loro interpretazione che non può essere altro che sempre attuale, anche nel mondo attuale.
D: Una tua riflessione di commento su uno dei capolavori sublimi di Franz Kafka: La metamorfosi.
R: Quando ho avuto modo di leggere questo racconto l’impressione è stata quella di un inglobarsi all’interno del libro e porsi delle riflessioni sull’alienazione dell’uomo moderno. Esso vive in una società, anche odierna, con i suoi ritmi e il suo bombardamento continuo di informazioni, che possono condurre al caos, dando priorità a cose meno essenziali rispetto ad altre, e rischiando in alcune situazioni anche di allontanare il diverso e avvicinarsi solo ai propri simili. Questo fattore purtroppo è una cosa frequente, basti pensare agli sbarchi o alle persone più bisognose che non hanno un sostegno a cui appoggiarsi, perché quello che dimentichiamo è che ognuno ha bisogno dell’altro. Però questo mi porta a concludere con una riflessione: forse cambiano tempi e mode, ma la sostanza rimane la stessa, dove effettivamente una reazione ad essa la sua efficacia è minima.
D: Una tua riflessione di commento sulla dimensione concettuale simbolica, metaforica, allusiva allegorica della produzione kafkiana.
R: La dimensione concettuale di Kafka è un’accettazione dello status quo, per cui ogni reazione è impossibile sia da un punto di vista pratico che psicologico. I suoi protagonisti vorrebbero evadere dalla realtà e dall’ambiente che ripudiano. Questa concezione è un po’ ciò che è presente nella mia realtà, ma a differenza loro cerco di combattere con ogni mezzo e di raggiungere una mia evasione da quello che mi circonda, non tanto per scappare ma per arrivare allo scopo. Il mezzo con cui rimane facile è la pittura, perché è ciò che rappresenta al meglio me stesso e può anche raggiungere persone che combattono la propria situazione ma non riescono ad uscirne. Un dare importanza non alla mia persona ma al gesto per raggiungere il mio stare nel mondo, rifiutando l’alienazione a cui cercano di contestualizzarci. Anche l’espressione di un proprio punto di vista rimane un diritto per il quale combattiamo a discapito della censura, la vera distorsione della realtà.