Lo yen ringrazia Trump sul mercato delle valute
Da qui si è passati alla decisione da parte della BoJ, nel gennaio del 2016, di procedere ad un taglio dei tassi di interesse in modo da deprezzare il valore dalla divisa nipponica. Tassi che sono stati portati in territorio negativo, cogliendo il mercato dei capitali di sorpresa, e forse anche anche precipitandoli nell’angoscia. La BoJ infatti ha percorso un sentiero radicale, senza alcuna forma di avvertimento.
La mossa però ha funzionato solo per poco. Lo yen infatti si è indebolito per alcuni giorni, ma poi ha cominciato un lunghissimo rally che è durato per circa 6 mesi durante i quali secondo Ava Trade il cross USD / JPY è calato di oltre il 20% (vedi qui recensioni avatrader). A conti fatti il risultato netto ottenuto con questa mossa dalla BoJ è stato spaventare gli investitori. Infatti lo Yen è stato pervasivo fino all’elezione di Trump.
Dopo le elezioni usa si è verificato il così detto ‘Trump Bump‘, che per circa 2 mesi ha spinto il cross USD / JPY è salito di ben il 17,2% dai minimi che erano stati toccati la notte dell’election day. Un vero toccasana per la Bank of Japan, che da Trump ha avuto ciò che da un annetto abbondante non risuciva a fare da sola: far scendere il valore dello Yen.
Nei giorni scorsi il Governatore Haruhiko Kuroda ha sganciato una bomba, dicendo che esiste la possibilità di eventuali tagli dei tassi nel breve termine. Se sarà necessario. Tenuto conto che lo stesso Kuroda la settimana precedente ha che i tagli del tasso saranno lo strumento primario della banca per la gestione di debolezza economica, è chiaro che la Banca del Giappone ci sta pensando seriamente.